Un aspetto della questione sicurezza urbana riguarda la tendenza diffusa, che solo marginalmente ha toccato la sfera giuridica, ad allargare il concetto di ‘legittima difesa’ fino a svuotarlo del suo significato di valutazione in concreto del rapporto di proporzione tra offesa e difesa. Ma non è il profilo giuridico che voglio affrontare in queste poche righe.
Quando si afferma che ogni difesa – che porta a un’uccisione – deve essere considerata sempre legittima forse non ci s’immagina in modo chiaro la portata devastante di questo messaggio culturale. Non intendo riferirmi a casi concreti, la cui difficile definizione ė affidata alle valutazioni che emergeranno in ciascun processo penale, ma a prese di posizione politica di semplici cittadini come di navigati opinion makers che, a partire da casi concreti, incitano chiunque a farsi giustizia da sé.
Farsi giustizia da sé. Quest’espressione, molto simile a quella di “prendere la legge nelle proprie mani” in uso nei Paesi anglosassoni, evoca ed enfatizza la crisi della capacità dello Stato di proteggere la vita dei propri cittadini e la necessità di ritornare a una condizione in cui ciascuno si assume direttamente il compito di proteggere se stesso o i propri beni, adottando tutte le misure che ritiene necessarie. Torna alla mente lo stato di natura descritto da Hobbes, quello di guerra di tutti contro tutti, in cui ciascuno è lupo per ogni altro e la paura regna sovrana: è il Far West del nostro immaginario, quello in cui per attaccare o difendersi ci si arma fino ai denti e vince il più forte, il più abile, il più dotato.
Certo, gli Stati nazionali (non solo il nostro) non godono di buona salute ma sono convinto che la strada da intraprendere non possa essere quella tracciata dalla giustizia fai-da-te. Gli omicidi nel corso del Novecento sono diminuiti; oggi in Italia il tasso di omicidi è al suo minimo storico ed è tra i più bassi al mondo. Non è così, solo per fare un esempio, per gli Stati Uniti, in cui l’idea che sia giusto armarsi per proteggersi è un tratto culturale tanto radicato che anche gli episodi recenti di uccisioni di massa non sono riusciti a convincere gli americani che serve una regolamentazione restrittiva delle armi in vendita.
Il Far West crea più ingiustizie, non più giustizia: ė la storia a insegnarcelo. E quei Paesi in cui le armi circolano con facilità sono meno sicuri non più sicuri perché lì, dati alla mano, si uccide di più. Pensare di affrontare la questione criminale proponendo di imboccare la strada per il Far West non aiuta il singolo con le sue paure, le sue diffidenze e le sue delusioni, e neppure la collettività, che ha sempre più bisogno di trovare nuove modalità di convivenza basate sulla fiducia.
Armarsi non è la soluzione, è semmai un problema.
Roberto Cornelli
Professore di Criminologia, Università di Milano-Bicocca