Si parla molto di etica, soprattutto dell’etica degli altri, ma si pratica troppo poco. Si trascura anche perché c’è vaghezza su cosa sia. A molti appare come una teoria astratta. In verità è una filosofia molto concreta che si occupa dei comportamenti e cerca di discriminare tra quelli che creano valore per la società e quelli dannosi per la comunità. Ci nutre nel cammino verso il futuro: l’etica è pane. Si esprime nei comportamenti di ogni giorno: è pane quotidiano.
L’etica non va identificata solo con la legalità o con la moralità. È un patto sociale di coesione e d’integrazione.
Dobbiamo evitare il rischio di un’ingenua semplificazione che fa apparire l’etica come un atteggiamento di buonismo acritico. La questione è assai
complessa perché investe punti di vista soggettivi diversi su cosa sia il “bene comune” in ogni singola situazione.
Nella società civile ogni tanto scoppiano dei dilemmi etici laceranti perché soggetti con culture differenti e divergenti esprimono legittimamente le loro scelte di comportamento, coerenti con il proprio sistema di valori, ma che risultano incompatibili con quelle degli altri.
L’abbiamo visto su temi come l’aborto, l’intervento armato in altri paesi, la libertà di culto, la libertà di satira, la pena di morte, la libera circolazione
di persone nel mondo e così via. E’ nostro compito e responsabilità politica assumerci l’impegno per concordare criteri pratici di equa convivenza e norme di sostenibilità sociale, pur rispettando i diritti individuali.
Nella storia, la riflessione e il dibattito sui problemi etici hanno preso vigore soprattutto nei momenti di cambiamento, cioè quando la compattezza di un mondo di valori s’incrina, quando le norme che parevano ovvie vengono messe in discussione e quando non funzionano più i principi riconosciuti per consuetudine. Oggi ci siamo dentro in pieno. In una società multi-culturale, multi-confessionale e multirazziale s’intrecciano relazioni sociali tra persone con riferimenti valoriali molto diversi. Concordare cosa sia “bene comune prioritario” è un obiettivo di arrivo, non è un dato scontato di partenza.
Il dilemma etico investe la politica e pone alcuni interrogativi su cui occorre riflettere. È una professione? E’ un servizio? E’ una missione? Quale relazione tra potere e servizio? La mediazione in politica è una necessità di sintesi tra volontà ideale e possibilità concrete? E’ virtù o cedimento eticomorale? Bene comune è il bene della mia parte di schieramento? Dei cittadini? Del sistema ambiente? Delle future generazioni che oggi non votano?
L’impegno politico per un’etica possibile, che non vuol dire accontentarsi di mezze misure o compromessi al ribasso, resta un compito quotidiano e mai esaurito.
Claudio Antonelli