Non è ancora legge, in quanto ora tocca al Senato, ma la Camera ha recentemente votato il testo che contiene la proposta per una nuova cittadinanza. Un tassello estremamente importante che riconoscerà, quando finalmente diventerà legge dello Stato, la cittadinanza italiana a moltissimi giovani stranieri residenti sul nostro territorio nazionale, favorendo anche quel processo di integrazione degli immigrati e dei loro figli che occupa un posto di rilievo nell’agenda, sia economica, sia sociale, del nostro Paese e dell’intera Unione Europea.
Il testo approvato alla Camera non è la risposta all’emergenza dell’attuale ondata di arrivi. Intende riconoscere alla comunità di stranieri, residente legalmente in Italia da tanto tempo e che nel nostro Paese ha deciso di lavorare, vivere, crescere una famiglia, integrandosi, il pieno diritto di definirsi italiana: a partire dai loro figli.
Per riconoscere la cittadinanza si punta non solo sul fatto di essere nati qui (ius soli) ma sul radicamento della famiglia e del minore in Italia attraverso il cosiddetto ius culturae, sul pieno inserimento nella scuola da parte dei ragazzi: infatti il testo prevede che possano ottenere la cittadinanza italiana anche quei ragazzi arrivati in Italia entro il compimento del dodicesimo anno di età e che vi hanno svolto un ciclo di studi completo. Perché è anche, e forse soprattutto, attraverso la cultura che ci si può definire italiani. Norme di civiltà, quindi, che permetteranno ai figli di immigrati di considerarsi finalmente figli legittimi del nostro Paese, non più precari.
Non solo il testo di legge approvato favorirà l’intercultura, ma si sposerà anche con le indicazioni della Legge 107 (la buona scuola) che invita a migliorare i processi di integrazione proprio attraverso la formazione e i percorsi educativi, come già moltissime scuole hanno sperimentato da diversi anni.
Per capire l’ entità di questo fenomeno basti pensare che il Ministero dell’ Istruzione ha stanziato per quest’ anno un milione di euro per migliorare l’integrazione e l’accoglienza degli alunni con cittadinanza non italiana (rappresentano il 9% della popolazione scolastica): 500.000 euro per il potenziamento dell’italiano come lingua seconda, con particolare attenzione agli studenti di recente immigrazione, e altri 500.000 euro per progetti di accoglienza e di sostegno linguistico e psicologico dedicati a minori stranieri non accompagnati.
La lingua è passaporto di comunicazione e integrazione, rafforza lo ius culturae. Se conosci la lingua, i suoi aspetti culturali, il suo valore, significa che conosci la società in cui ti stai inserendo. Significa che sei italiano. In questo modo potremo affrontare in maniera adeguata il problema dell’integrazione: lo ius soli, investendo grazie all’ ius culturae nella formazione comune dei ragazzi di origine sia italiana che straniera, favorirà quella coesione sociale, quel rispetto delle diversità, attraverso una condivisione di valori che partono proprio dalla lingua.
Dobbiamo sentirci fieri del risultato raggiunto: per quanto manchi ancora l’approvazione finale, la legge sulla cittadinanza è la fotografia di una bella società pronta finalmente alle innovazioni, capace di superare pregiudizi e in grado di capire come sia fondamentale quell’alleanza tra “vecchi” e “nuovi” cittadini.
Simona Malpezzi