Guardare Milano dal punto di vista degli esclusi. L’invito che il cardinal Scola ha rivolto alla città nel discorso della vigilia di sant’Ambrogio si colloca sulla scia di quanto papa Francesco ha voluto collocare al centro del Giubileo della misericordia, ovvero l’attenzione ai più poveri e a coloro che rischiano di sentirsi abbandonati.
Non è casuale allora che, nel declinare il complesso e fecondo rapporto tra giustizia e misericordia, il cardinale Scola abbia voluto richiamare all’attenzione degli amministratori pubblici della diocesi due temi che rischiano di creare tensioni e divisioni: il carcere e i migranti.
Di fronte a pulsioni giustizialiste e securitarie che percorrono una società sempre più impaurita, Scola ha richiamato la necessità di non dimenticare la ragionevolezza e la proporzionalità della pena e la sua funzione rieducativa, non sempre garantita nelle nostre carceri. Occorre andare con più convinzione verso la diffusione delle pene alternative al carcere, che chiamano in causa la responsabilità dell’intera società civile per costruire vere occasioni di reinserimento e recupero di chi ha sbagliato.
Forte anche il richiamo a un secondo caso emblematico dei nostri tempi, quello dei migranti. Un tema che esplicita un possibile conflitto tra giustizia e misericordia, con le continue oscillazioni tra accoglienza e chiusure, spesso frutto di opposti atteggiamenti ideologici. Le istituzioni, secondo il Cardinale, non possono dimenticare le condizioni che costringono i migranti a partire e devono promuovere un’integrazione innovativa e coraggiosa. L’Italia, anche grazie alla ricchezza della sua società civile, può andare oltre i limiti delle integrazioni incompiute o fallite di altri paesi europei.
Milano, secondo il cardinal Scola, deve essere accompagnata nella sua crescita sulla scia di Expo, perché non tradisca chi, dalle periferie, chiede un futuro all’insegna di una giustizia aperta alla misericordia e al perdono per costruire una società più umana.
Fabio Pizzul