Punzecchiature e schermaglie fra candidabili non ancora candidati; date di primarie usate per escludere più che per coinvolgere; rimproveri che la candidatura PD venga calata da Roma, ma in contemporanea viaggio nella capitale a presentare un possibile sindaco.
Se questo capita nel centro-sinistra a destra si tace, perché il candidato sarà ‘baldo’ o ‘bolso’ a seconda di chi sarà l’avversario.
La consolazione è che di tutto questo al cittadino milanese non si è interessato e quindi la narrazione gli è sfuggita. Perché altrimenti il giudizio sui partiti sarebbe peggiorato ulteriormente.
Il milanese sulla via del voto – ora le primarie del centrosinistra sono fissate al 7 febbraio 2016 – vorrebbe piuttosto sapere, mi pare, cosa ne sarà della città in termini di lavoro, trasporti, sicurezza, rifiuti, aree verdi, servizi all’infanzia e all’anzianità, solidarietà…, magari in un’ottica di città metropolitana, quando verrà. Un progetto declinato in un programma. E il milanese sa che per realizzarlo occorrerà attrarre risorse, perché si può dividere solo ciò che si ha.
Milano può attrarre energie giovani, start up, investimenti, moda e design se interpreta e rilancia l’esperienza di EXPO, di cui Giuseppe Sala rimane artefice e simbolo, in una città che si é resa protagonista, accogliente, accessibile, innovativa. Certo il sindaco non potrà essere solo un manager, ma i capaci hanno anche flessibilità, e riescono a fare e trainare una squadra.
Altri rischiano di aver sbagliato i tempi: o rincorsa troppo lunga fino a logorarsi, o troppo corta per riuscire a farsi conoscere. La competenza attribuita a Francesca Balzani interroga su come un’ottima amministratrice possa costruire il rapporto con la città: che va maturato, capito, vissuto. E qualche difficoltà potrebbe averla chi è arrivato da Genova solo due anni fa.
D’ora in poi si parli di Milano, così che le primarie di febbraio diventino vere, di alto livello e di ampia partecipazione. Indicare progetti rende di più della delegittimazione dell’avversario.
Le primarie non siano ridotte ad una sfida fra equilibri nazionali. Non interesserebbero Milano, e resterebbe un basso coinvolgimento, capace solo di indebolirebbe il risultato finale.
Paolo Danuvola