Nel bel mezzo del dibattito sulla futura destinazione delle aree Expo (polo tecnologico, campus universitario, parco agricolo?), un dato sembra emergere in modo chiaro ed insindacabile: in Lombardia, secondo un’analisi condotta dalla Coldiretti di Milano-Lodi-Monza Brianza, l’estensione degli orti urbani sfiora i 160 mila metri quadrati (una superficie pari a quella di oltre duemila appartamenti di medie dimensioni!); nella sola città di Milano si contano oltre 1.300 orti, che rappresentano oltre un terzo degli orti urbani lombardi. E, dato ancor più interessante poiché rivelatore del cambiamento sociodemografico in atto, la percentuale di giovani coltivatori è salita al 50,8%, sorpassando quella degli anziani over 65 anni che è del 47,9%.
Se è vero che la tendenza era in aumento già nel 2014, prima dell’avvento di Expo, è innegabile che la svolta “green” sia stata accelerata dalla Manifestazione Universale, che ha permesso ai visitatori di conoscere e far proprie pratiche di agricoltura urbana già in uso in molti Stati europei (Germania e Francia, per esempio) ed extraeuropei (Usa, Israele, Iran…solo per citarne alcuni).
Anche l’amministrazione comunale di Milano ha contribuito ad incrementare l’interesse ed il coinvolgimento dei suoi cittadini in attività di orticoltura urbana: già prima della firma del Milan Urban Food Policy Pact (il primo patto internazionale tra Sindaci sulle politiche alimentari urbane), che rappresenta sicuramente una delle eredità più importanti di Expo 2015, l’Assessorato al Verde e Agricoltura aveva destinato numerose aree di proprietà comunale alla libera coltivazione dei cittadini, sia attraverso bando (in base a criteri di età anagrafica e reddito) sia attraverso l’assegnazione diretta a cittadini e/o associazioni no profit che ne facevano richiesta assumendo il carico della loro cura e gestione (giardini condivisi).
Al termine di Expo l’impegno dell’amministrazione si sta traducendo anche in attività di recupero degli arredi (panchine, vasche di coltivazione…) che alcuni Stati partecipanti hanno donato alla città (di pochi giorni fa la notizia dell’installazione delle panchine del Padiglione Germania presso il Giardino delle Culture di zona 4), nonché attraverso la scelta di mettere a bando ben 40 aree pubbliche per la realizzazione di mercati agricoli. In perfetta sintonia con quanto sottoscritto nel testo della Food Policy, l’obiettivo prioritario dell’iniziativa è la vendita diretta dei prodotti agricoli del territorio milanese e lombardo, con un contatto tra produttori e consumatori finali che valorizzi le eccellenze a chilometro zero e che, grazie alla filiera corta, aumenti la sostenibilità economica e ambientale della loro distribuzione…ovviamente nell’ottica di consolidare il rapporto tra città e campagna che in questi anni ha reso Milano una metropoli agricola a tutti gli effetti.
Paola Brioschi