Le primarie sono una grande occasione di partecipazione e di confronto con la città. Il percorso di queste settimane, nonostante alcune scivolate troppo polemiche, ha permesso al centro sinistra di mostrare quanto sia presente e radicato in una Milano che ha recuperato voglia di stare assieme e guardare con fiducia al futuro.
La stagione di Expo è finita, Milano l’ha attraversata tutta d’un fiato e si è ritrovata più bella e capace di attrarre interesse a livello mondiale. Chi temeva una figuraccia globale si è dovuto ricredere e ha finito per convincersi che Milano può assumere un ruolo importante nei prossimi anni. Non vanno sprecate queste promesse ripiombando in un autoreferenziale mix di paura e rancore che aveva caratterizzato la stagione pre-Pisapia.
Di fronte a un centro destra ancora incapace di esprimere un progetto per la città e nomi credibili per la guida di Palazzo Marino, la responsabilità del percorso che conduce alle elezioni di giugno è tutta in capo al centro sinistra e ai suoi candidati. Ecco perché è importante che il cammino verso le primarie si coniughi alla prima persona plurale e non si incagli in polemiche e personalismi le cui spigolosità potrebbero lasciare il segno anche dopo il 7 febbraio.
Ci sono legittime aspirazioni personali, ma la partita della coalizione di centro sinistra deve prevalere, nella consapevolezza che chiunque vinca le primarie dovrà assumersi l’onere di fare sintesi e di parlare all’intera città.
Il post Expo inizia politicamente proprio dalle primarie: serve il coraggio di pensare in grande e la pazienza di ascoltare e valorizzare quanto Milano è capace di fare e di dare. Per dare forza a questa prospettiva è necessario che la partecipazione alle primarie sia ampia e allargata. In ballo non ci sono gli equilibri del Partito Democratico o i suoi rapporti con alleati spesso riottosi, c’è il futuro di Milano. Nessuno può permettersi di trascurarlo.
Fabio Pizzul