Il prossimo sindaco condurrà Milano oltre la soglia del 2020. Un traguardo simbolico, che non va trascurato per tracciare possibili prospettive di confronto su una città chiamata ad aprirsi a scenari inediti, rischiosi o promettenti, a seconda dello spirito con cui si vorrà affrontarli e gestirli.
Un primo discrimine corre sul crinale della modalità con cui sono stati scelti i candidati. Non è indifferente il fatto che uno si autoproclami, riceva un mandato da un gruppo ristretto o possa contare su un’investitura popolare, anche se di una parte, e poggiare su un mandato condiviso. Presentarsi in proprio, per conto di qualche leader o invece su mandato dei cittadini configura una diversa predisposizione nei confronti della città e dei “poteri” a cui si sarà chiamati a rendere conto. E di conseguenza la sicurezza può venire interpretata come percorso da costruire assieme per una vita condivisa e aperta o come obiettivo da garantire a individui o piccoli gruppi preoccupati di difendere la propria incolumità e la propria ricchezza, per piccola che essa sia.
Lo sviluppo economico può essere perseguito in funzione della massimizzazione dei profitti individuali o immaginato come derivata di una minore diseguaglianza di fondo di una società che offre opportunità anche ai più fragili. La tutela della qualità ambientale può essere considerata un’occasione per promuovere uno stile di vita più sostenibile e condiviso o come un ostacolo alla libertà di movimento e di intrapresa dei cittadini. Anche la differenza tra una città piena di nemici da combattere e una città attraversata da cittadini da valorizzare nelle loro differenze non è banale e racconta di un approccio diverso al governo della cosa pubblica che segna tutta la differenza possibile tra la paura e la fiducia.
“Milano non può, nel nome dell’identità, perdere la sua vocazione all’apertura, perché proprio questa è iscritta nella sua identità, cioè la capacità di integrare il nuovo e il diverso”. Il cardinal Martini pronunciava queste parole nell’ormai lontano giugno 2002 dinanzi al Consiglio comunale. La città ora rende omaggio alla sua memoria intitolandogli una delle vie che conducono alla Cattedrale e alla piazza di tutti i milanesi. Un modo concreto per dire che Milano ha ancora bisogno della sua capacità di leggere le vicende della città, guardando con sapienza e profondità al di là del contingente e immaginando un futuro condiviso, per tutti.
La Milano del 2020 che auspichiamo si costruisce anche così.
Fabio Pizzul