Giacomo Costa è Superiore al S. Fedele e Vice Presidente della Fondazione Martini. Gli chiediamo: domenica 21 febbraio si intitola un’importante via della città di Milano al Cardinal Carlo Maria Martini, presenza nel cuore e nella memoria di molti. La scelta del luogo, fra il Duomo e p.za Fontana, assume un significato simbolico?
Sicuramente! Al Duomo p. Martini arrivò a piedi con il Vangelo in mano, quando il 10 febbraio 1980 fece il suo ingresso come Arcivescovo e nella cattedrale convocò, nel novembre dello stesso anno, la prima ‘Scuola della Parola’; e per ventidue anni, il Duomo è stato il luogo privilegiato della sua predicazione. Ma accanto al primato della Parola il suo ministero pastorale fu sempre caratterizzato da un ascolto attento di quanto la città stava vivendo, delle ferite e delle fatiche che la attraversavano. Da questo punto di vista sicuramente piazza Fontana resta ancor oggi un luogo emblematico, indissolubilmente legato alla strage terroristica del 1969 e all’inizio di un periodo particolarmente doloroso e controverso non soltanto per Milano ma per l’intero Paese. Un periodo durante il quale tutta la città, credente e non, si abitua a riconoscere in Carlo Maria Martini il primo riferimento morale.
Nel suo parlare a credenti e non credenti, nel suo uscire verso la città, Martini ha aperto porte e realizzato ponti, come anche Papa Francesco oggi ci invita a fare.
Credo che questa sintonia sia molto evidente. È proprio uno dei tre aspetti di Martini che Papa Francesco ha voluto sottolineare nella sua prefazione al volume dell’Opera Omnia dedicato alle Cattedre dei non credenti (ndr. Bompiani 2015): “Egli – scrive Bergoglio – ha spinto lo sguardo oltre i confini consolidati, favorendo una chiesa missionaria ‘in uscita’ e non chiusa su se stessa, facendo emergere il valore universale del Vangelo, portatore di luce e di ispirazione per tutte le persone.”
Voi gesuiti avete sempre coltivato questa dimensione: San Fedele, Aggiornamenti sociali, il contributo alle varie scuole di formazione politica, ma anche le comunità familiari aperte a chi è in difficoltà…da dove nasce questa linea religiosa e culturale?
Certamente il senso complessivo delle attività della Compagnia, a Milano come altrove, insieme ai laici che operano con noi, sta proprio nel desiderio di far risuonare la ricchezza del Vangelo nei linguaggi, nelle professioni, nella vita delle persone e delle città. Questo richiede uno sguardo di fede sul mondo: uno sguardo costruttivo, capace di vedere il Signore all’opera al di là di steccati e frontiere; richiede anche il desiderio di promuovere un dialogo sincero, uno stile di mutua collaborazione e accoglienza; e anche una continua ricerca di come mettere concretamente a disposizione di altri le intuizioni che vengono dalla fede per costruire cammini di umanità e di giustizia.
La Fondazione Carlo Maria Martini sta raccogliendo tutte le opere del Pastore, a che punto è questo lavoro? Quali progetti?
Il progetto dell’Opera omnia avanza bene! Dopo Le Cattedre dei non credenti, di cui è già stata fatta una seconda edizione, per settembre 2016 è prevista l’uscita del volume I Vangeli, Esercizi spirituali per la vita cristiana ed è anche in preparazione un terzo volume che contiene i discorsi del Cardinale alla città. Il progetto dell’Opera Omnia prevede di realizzare nel tempo una serie di volumi che raccontino la ricerca, le intuizioni e le scelte più importanti del gesuita, del biblista, dell’arcivescovo, dell’uomo del Vangelo. La Fondazione ha avviato anche un lavoro di ricostruzione biografica e documentaria, con l’obiettivo di costruire un vero e proprio Archivio Carlo Maria Martini. Un work in progress pluriennale che si propone di raccogliere e mettere a disposizione on line testi, immagini, audio e video “di” e “su” Martini, ma anche testimonianze di persone illustri o semplici che lo hanno conosciuto. Altri progetti sono il Martini Award per opere e attività che riprendono lo stile del Cardinale, borse di studio per giovani, documentari e filmati pedagogici, ecc. (www.fondazionecarlomariamartini.it). Vogliamo tener vivo lo spirito che ha animato l’impegno di questo “profeta e uomo di discernimento e di pace, un Padre per tutta la Chiesa” come lo ha definito lo stesso Papa Francesco.
PD