Quali sono i reali poteri del consumatore? Sappiamo attivarli? In che modo possiamo contribuire allo sviluppo sostenibile? Quale relazione c’è tra comportamento di acquisto e sostenibilità?
L’attenzione dei consumatori si esprime normalmente a più livelli, che possiamo raggruppare in tre fasce. La categoria più frequente d’informazioni considerate, cioè quelle citate come le prime osservate, riguardano il prezzo, la scadenza e la marca. Nella seconda fascia di frequenza dell’attenzione ci sono l’idoneità al gusto personale e la reale convenienza prezzo/qualità. Infine, più distanziata nella graduatoria, c’è la frequenza di attenzione puntuale agli ingredienti e alla loro provenienza.
Solo una minoranza di consumatori legge completamente le informazioni riportate nelle etichette; in parte per superficialità dettata dalla fretta, ma molto più per una propria incapacità a valutare queste informazioni. Ecco perché diventa così rilevante la fiducia nella marca o nel venditore abituale.
Qui entra in gioco il tema della sostenibilità. Infatti c’è una relazione stretta tra il comportamento di tutti i portatori d’interesse, tra cui il consumatore, e la sostenibilità globale del sistema; come spiega l’approccio “stakeholder” descritto nel libro Etica pane quotidiano.
Il consumatore spesso ignora la provenienza e le modalità di produzione degli alimenti, perché non ha visibilità trasparente di tutta la catena: il produttore primario, l’industria di trasformazione, la distribuzione, la commercializzazione. Quindi, il consumatore deve impegnarsi a controllare fin dove riesce, ma deve anche dotarsi di elementi di fiducia che guardano oltre il suo orizzonte individuale.
Il “consumatore urbano” non può esercitare un controllo su materie prime e su prodotti che arrivano da lontano, fuori dal suo territorio di prossimità. E ormai siamo quasi tutti consumatori urbani: oltre la metà della popolazione mondiale oggi vive in città. Nel 2050 le previsioni dicono che il 70% degli abitanti della terra vivranno in contesti urbani.
Come spiegano bene Andrea Calori e Andrea Magarini nel libro Food and the cities, la città è un ecosistema che, per sua natura, dipende da altri territori sia per acquisire ciò di cui ha bisogno (energia, acqua, cibo, ecc), sia per smaltire ciò che non ha completamente metabolizzato (avanzi, scarti, emissioni). Più aumenta questa dipendenza da contesti estranei e più è difficile governarne gli equilibri e assicurare la sostenibilità.
Le metropoli hanno di fronte alcune sfide cruciali: come favorire uno sviluppo sostenibile ed equo? Come assicurare a tutti un adeguato accesso al cibo senza depauperare le scarse risorse del nostro pianeta? La risposta non può che arrivare dalle città stesse, partendo da noi “consumatori urbani”.
In conclusione, ecco alcune azioni con cui il consumatore può incidere sullo sviluppo sostenibile del sistema:
- più attenzione alle informazioni di prodotto, per sviluppare la consapevolezza che la qualità sia idonea ai nostri bisogni reali;
- scelte di acquisto selettive che, modificando la domanda, condizionano l’offerta ad adeguarsi;
- valutare l’affidabilità del fornitore e verificarla spesso, per stabilire un rapporto fiduciario consapevole e duraturo.
Qualche impegno in più.
Claudio Antonelli – Presidente PIU’