Il prossimo mese di giugno saremo chiamati a esercitare il diritto dovere di scegliere quelli che, a nostro giudizio, dovranno essere gli “amministratori” della nostra Milano. Giustamente si è acceso il dibattito su chi abbia le carte in regola per assumere un tale impegno e personalmente spero che anche nelle realtà associative e parrocchiali si trovi spazio per un sereno confronto che, purtroppo da molti anni, è gravemente e pericolosamente assente. In questa direzione penso debba aver maggiore diffusione quanto indicato nel documento del Consiglio episcopale della diocesi, dello scorso gennaio, che tra l’altro così si esprime: “I cattolici che si fanno carico di quella forma di carità che è l’impegno politico e amministrativo si assumono responsabilità come singoli e come associati: non devono pretendere di essere espressione diretta della Chiesa. Insieme però devono avvertire che ogni opera che giovi al bene comune, ogni contributo di proposta e di testimonianza che sia a favore dell’uomo trova nella Chiesa approvazione e incoraggiamento.”
Una lamentela che spesso chi si impegna in politica rivolge alla comunità ecclesiale è quella di “sentirsi abbandonati”, una volta eletti poco coinvolti dalle comunità di appartenenza, poco interpellati e sostenuti nelle scelte a volte molto difficili che compiono. Ecco allora che realizzare momenti di confronto, anche in vista delle scelte amministrative, potrebbe raggiungere il duplice scopo di rinsaldare legami con chi già si impegna e offrire chiarificazioni a chi deve scegliere.
Ancora nel documento leggiamo: “Nell’amministrazione locale i grandi temi e le esigenze spicciole della vita quotidiana richiedono concretezza e realismo e insieme l’orizzonte ampio di una idea di città e una visione complessiva della convivenza civile in città, in Italia, in Europa”, non possiamo rinunciare a offrire il nostro contributo di idee in un momento così delicato per il futuro della nostra città!
Certamente il particolare anno giubilare che stiamo vivendo, ponendo con forza l’attenzione sul tema della Misericordia, invita anche alla necessità di riscoprire nuove e più vere relazioni oltre che chiederci di dare concretezza alle stesse opere di misericordia corporale che potrebbero, da sole, essere il manifesto di un modo di fare politica: veramente onesto, capace di dare a questa dimensione della convivenza civica il valore di forma alta della Carità. “Quello che è certo è che tra i cattolici italiani ci sono persone competenti, illuminate, capaci di unire letture sintetiche e complessive con proposte concrete e locali. E dunque si facciano avanti anche a Milano e nelle terre ambrosiane!… I cristiani e tutti coloro che assumono responsabilità amministrative e politiche devono vivere un rigoroso senso di onestà, avere massima cura della legalità, e resistere in ogni modo alla tentazione della corruzione: per servire, non per essere serviti, per servire, non per servirsi.”
Riscoprire una nuova modalità di “fare politica” potrebbe richiamare anche i giovani a un servizio alla città e vincere la tentazione dell’astensione presente purtroppo ad ogni età.
Gianluigi Pizzi
