Bruxelles, Bruxelles!…dopo Parigi, Parigi! Un dolore ed uno sconcerto reale ha attraversato il vecchio continente aggredito e colpito. Un dolore impaurito che ha messo in ombra quello generato da un grave incidente occorso sulle strade di Barcellona, carico di incomprensibile fatalità per le nostre giovani dell’Erasmus impegnate a costruire la dimensione europea.
Bruxelles: si sono dette molte cose, giuste. La fragilità dell’intelligence belga, il mancato coordinamento fra quelle europee, la tutela dei confini (ma se gli attentatori sono nati qui?!), le migrazioni difficilmente gestibili, le radicalizzazioni partitiche, il populismo, il ruolo delle religioni che da occasione di fratellanza può diventare bandiera di scontro, l’equivoco sul significato di ‘martire’ che non si adatta a chi vuole imporsi attraverso la sofferenza delle vittime, la radicalizzazione dell’Islam o l’islamizzazione del radicalismo… Molte cose, anche giuste.
Ma non manca qualche contraddizione: reagiamo diversamente al dolore dei bambini coinvolti nelle stragi da quello dei piccoli migranti aggrappati alle sponde settentrionali del Mediterraneo; la Grecia ai tempi del Grexit e come è trattata oggi rispetto ad un atteggiamento interessato nei confronti della Turchia; perplessità su Paesi entrati da poco in Europa che hanno velocemente imparato a ri-costruire quei muri che avevano felicemente visto abbattere, e cosa avverrà del referendum inglese? (v. pg.3 Gario.)
C’è un tema di aggressione all’Europa e al mondo occidentale? Ma non si può non registrare la debolezza di risposta di un continente e di un’Unione che hanno fatto del criterio economico e dell’esasperazione individualista la chiave di lettura del proprio futuro. Ne é esempio, in Lombardia, la maggioranza che non riesce a trovare i voti per un documento comune sulle prospettive europee, con la Lega che invoca -solitaria- il blocco di Shengen.
Gli attacchi esterni possono rinsaldare le alleanze, ma anche farle saltare se non si ricostituisce un collante di senso che sappia vivere valori oltre che dirli.
Intelligence e difesa nel breve periodo, ma è forse tornata l’ora di riproporre una prospettiva, una Carta comune che riaffermi una fisionomia europea che varrà la pena difendere. I giovani non rimarrebbero, credo, indifferenti.
Paolo Danuvola