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Europa «o la va o la spacca»

Posted on April 4, 2016 by noifuturWP

O la va o la spacca … ha dichiarato Donald Tuskil 18 febbraio sulla richiesta UK di statuto speciale, alla vigilia del Consiglio Europeo da lui presieduto, dove i premier nazionali chiamati a governare l’UE cercano solo di portare a casa qualcosa. La richiesta britannica può aprire la via ad altre, ad esempio di Ungheria e Polonia, in rotta con l’UE per le loro recenti leggi liberticide.
Va da sé, se i britannici voteranno per restare. «I referendum sono sempre imprevedibili: una crisi improvvisa dei mercati o persino un attacco terroristico potrebbero mutare il voto» [«The Brexit delusion», The Economist, February 27th-March 4th 2016, p. 18]. Insomma, un azzardo.
O la va o la spacca però, pur se involontariamente, dice di due percorsi concomitanti.
La spacca è cronaca, Cameron “tradito” da ministri e colleghi che fanno del referendum un voto sulla sua leadership [Philippe Bernard, «Boris Johnson défie David Cameron sur le “Brexit”», Le Monde, 23/02/2016, p. 4]. «Cameron dovrà lottare per vincere il referendum. Se lo perde, al meglio sarà un pasticcio, al peggio un disastro» [«The Brexit delusion», cit., p. 16].
La va è storia. «In fondo non è che l’Europa non avanzi, è l’obiettivo a spostarsi avanti senza sosta e si chiama Storia» [Arnaud Leparmentier, «Sauver les dahus européens», Le Monde, 16/02/2016, p. 22]. Lo ha detto anche Angela Merkel il 12 febbraio a Amburgo, in un dibattito a cui partecipava David Cameron: «C’è chi dice che c’era una vita prima di Schengen. È vero, c’era vita anche prima della riunificazione tedesca. E le frontiere erano protette persino meglio di oggi» [«A Munich, Valls critique Merkel et irrite l’Allemagne», Le Monde, 16/02/2016, p. 4]. C’era vita anche prima di due guerre mondiali scatenate da politici nazionalisti europei ignari che, storicamente geograficamente e politicamente, l’Europa vive di partecipazione e inclusione, muore di divisione e esclusione.
Nel nostro avvenire si profilano un governo e una corte costituzionale europei che, col parlamento e la corte di giustizia già operanti, lavorano in continuità a riconoscere e attuare i nostri diritti e doveri di cittadini (non solo) europei. La va, cambia solo il prezzo che vogliamo o ci faranno pagare politici senza futuro. «Brexit avrebbe effetti anche sulla sopravvivenza del Regno Unito. Scottish National Party fa campagna per il sì all’UE. Se il voto inglese fa vincere il no, come è probabile, chiederà un altro referendum sull’indipendenza, e probabilmente vincerà. Anche l’Irlanda del Nord ha problemi: i legami economici, commerciali e politici con l’Irlanda dipendono fortemente dalla appartenenza comune all’UE, che ha già agevolato il processo di pace nell’Irlanda del Nord». «In conclusione, I presunti benefici di Brexit sono incerti e possono rivelarsi illusori, mentre i rischi sono molto più gravi se gli elettori sceglieranno di lasciare» [«The Brexit delusion», cit., pp. 18 e 19]. «Ora ci sono timori che alla campagna referendaria possa non sopravvivere anche una istituzione particolarmente anziana e onorevole: il Conservative Party» [«Blue on blue», The Economist, cit.,p. 26].
Quasi un secolo dopo aver capito, con Kelsen, che la rivoluzione culturale di cui abbiamo bisogno per prima cosa è la rimozione del concetto di sovranità, se questo è il modo, forse va bene così.

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