L’idea di potersi avvantaggiare o arricchire in modo illecito pare ancora molto radicata nella nostra società e nel mondo che ruota attorno alla politica. Anche in Lombardia.
Il danno che queste azioni provocano è molto profondo e colpisce tutta la società a diversi livelli: vengono minate alla radice relazioni sociali ed economiche che finiscono per diventare malate e diffondere una sensazione di illegalità e conseguente scarsa fiducia in qualsiasi istituzione rappresentativa.
Lo stesso proliferare di agenzie, comitati e autorità chiamate a lottare contro la corruzione indica come si sia ormai superato un preoccupante livello di guardia: sembriamo piombati in uno stato di emergenza perenne che le istituzioni ammettono di non essere in grado di gestire e men che meno di prevenire.
Il fatto che Maroni abbia voluto l’istituzione per legge dell’ARAC (Agenzia Regionale Anti Corruzione) non è altro che l’ammissione inconsapevole del suo fallimento politico e un goffo tentativo di presentarsi come paladino del contrasto ad una corruzione che non ha saputo evitare.
Ma la corruzione non è solo politica. Basti pensare ai recenti arresti di giudici tributari a Milano o alla piaga del doping, che percorre trasversalmente il mondo dello sport e pare quasi invincibile.
Papa Francesco ha parlato a più riprese di corruzione in questi suoi primi tre anni di pontificato, lo ha fatto nella “Evangelii gaudium” e nella “Laudato si’”, indicando nella corruzione il cancro del nostro vivere sociale e politico. Ma è stato ancora più esplicito nell’omelia pronunciata in San Pietro nel marzo del 2014, di fronte a un nutrito gruppo di politici, commentando l’infedeltà del popolo di Dio a partire da un brano del profeta Geremia: “Sì, tutti siamo peccatori, tutti. Tutti noi che siamo qui siamo peccatori. Ma questi erano più che peccatori: il cuore di questa gente, di questo gruppetto, con il tempo si era indurito tanto, tanto che era impossibile ascoltare la voce del Signore. E da peccatori, sono scivolati, sono diventati corrotti. E’ tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose, e questi erano corrotti”.
Il corrotto finisce per convincersi di essere nel giusto, perché ha perso ogni riferimento che vada al di là del proprio interesse personale. Ciascuno di noi è chiamato a riflettere, più che a puntare il dito o a giustificare se stesso e i propri amici.
Fabio Pizzul