Il punto di vista di un Sindaco “meridionale rispetto alla città capoluogo” come il sottoscritto (Sindaco di San Donato Milanese) è oggettivamente un qualcosa di particolare: si tratta infatti di evidenziare tutte le opportunità che la Città Metropolitana mette a disposizione delle nostre Comunità… e anche qualche rischio.
Grande opportunità è un maggiore protagonismo dei Comuni anche attraverso lo strumento delle Zone Omogenee: sette aree contigue che coinvolgono tutti e 133 i Comuni della ex Provincia di Milano e che risultano essere “figlie” di una storia sociale, di organizzazione e gestione associata dei servizi che lega tra loro i Comuni stessi. Le Zone Omogenee dovranno avere la capacità di sviluppare politiche e costruire progetti che possano contribuire a formare e sviluppare un concetto di “cittadinanza metropolitana”, nella prospettiva di una nuova identità collettiva.
Altra opportunità sarà quella dell’elaborazione di un Piano Strategico in grado di aiutare le singole Amministrazioni ad alzare lo sguardo e puntare ad una visione metropolitana dei propri territori, dei propri servizi e degli spazi condivisi in cui tutti i Comuni, compreso il Comune capoluogo, programmando insieme e pensando a una strategia per una migliore qualità della vita dei cittadini metropolitani. Rientra in questa riflessione collettiva “alta” tutto il tema del TPL (Trasporto Pubblico Locale) in cui la programmazione di ATM non sarà più Milano-centrica o esclusivamente Milano, ma dovrà avere attenzione alla mobilità in tutti i Comuni, magari puntando alla definizione di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) di Zona omogenea. Stesso ragionamento varrà per la raccolta differenziata dei rifiuti: una organizzazione meglio coordinata permetterà di raggiungere risultati ancora migliori rispetto a quelli raggiunti finora. Come non pensare che la redazione di un Piano Strategico attento alle esigenze dei territori permetterà di meglio programmare la realizzazione di scuole, centri commerciali, servizi, aree di lavoro, nuove abitazioni, puntando decisamente sulla rigenerazione urbana di aree oggi degradate.
La nuova organizzazione delle 9 Municipalità porterà non più a considerare Milano un unico centro città e favorirà una visione policentrica in cui i più centri che verranno naturalmente a costituirsi vedranno coinvolti uno o più quartieri di Milano insieme ai Comuni di prima e di seconda cintura in una programmazione condivisa in riferimento ad esempio alla cultura, allo sport, all’aggregazione in genere… Il secondo aspetto è quello della gestione associata dei servizi: in questo caso si tratterà di aprire a nuove forme di cooperazione, avviando un percorso di condivisione di buone pratiche tra municipalità o tra Zone omogenee. Ma nulla vieta, ad esempio, di pensare ad una gestione associata della Polizia Locale, piuttosto che a quella degli acquisti di materiali (Centrale Unica degli Acquisti).
Il rischio più serio è quello di non crederci troppo!
Se il processo di costituzione della C.M. dovesse subire forti e prolungate battute di arresto per intoppi vari si rischierebbe di buttare via un disegno amministrativo complesso ma anche entusiasmante, moderno e sicuramente al passo con i tempi, così come ci raccontano altre esperienze europee riuscite (Barcellona e Lione su tutte).
Credo che il prossimo Sindaco Metropolitano che uscirà dalle elezioni di Giugno dovrà tener conto di un suo ruolo e responsabilità che va oltre i semplici confini amministrativi della città, puntando ad una visione attenta alle esigenze e ai bisogni che i territori ex-provinciali non mancheranno di far pervenire a Palazzo Marino.
Andrea Checchi
