Vivo sempre con un certo disagio il momento di misurarmi con il tema del ruolo delle donne in politica, perché ho il timore – mai davvero fugato – di scadere negli stessi meccanismi di quel maschilismo malcelato che non sopporto, che tende a procedere per stereotipi.
Il ragionamento sul merito, sulla competenza, sull’onestà, sulla capacità di assumersi responsabilità, non ha genere. L’invito a vivere l’impegno in Politica come la più alta forma di Carità, non ha genere. L’auspicio che il Bene Comune sia anteposto ai piccoli interessi di parte o addirittura personali, non ha genere.
Laddove il pensiero e la riflessione sulla vocazione politica si rivolgono all’Uomo, ecco che non ravvedo alcuna differenza fra uomini e donne, sento la medesima forza nelle parole che tante volte ho ascoltato e letto nelle pagine di quanti considero guide spirituali, morali e – perché no? – politiche. E allora, a che cosa serve oggi porre l’attenzione sul ruolo delle donne in politica? Quale “differenza” possono fare?
Nel nostro Paese oggi le donne studiano, lavorano, viaggiano, assumono responsabilità di rilievo, guidano aziende o imprese familiari, padroneggiano al pari dei loro colleghi maschi strumenti di lavoro, comunicazione e investimento.
Allo stesso tempo, non è ancora davvero compiuto il passo dell’eguaglianza sostanziale fra uomini e donne nei diversi contesti lavorativi e non. Non è ancora rotto quel tetto di cristallo di cui spesso si parla, tanto che il sistema delle quote è ciò che permette di non fare passi indietro, e di investire sul talento femminile.
Posso affermare, senza eccedere in generalizzazioni eccessive, che ancora oggi la vita pubblica delle donne è più difficile rispetto a quella dei colleghi uomini.
Sento dire “E’ importante che ci siano delle donne nei ruoli chiave, purché siano all’altezza”, una di quelle frasi pronunciate come fosse una salomonica e illuminata affermazione di modernità e progressismo, quando invece nasconde una profonda mancanza di equità nella considerazione fra uomini e donne. “Purché siano all’altezza, come chiunque in quel ruolo”, mi vien da dire.
Non è ancora compiuta la trasformazione culturale per cui la collaborazione fra uomini e donne è percepita da tutti come l’essenza stessa di un nuovo modo di occuparsi anche della cosa pubblica. E su questo tema dobbiamo e vogliamo ancora fare molto, insistendo, proponendoci, dimostrando interesse e disponibilità verso le responsabilità.
Il 5 giugno andremo al voto, la legge elettorale ci permette di votare per il Sindaco e il Consiglio Comunale, esprimendo voti di preferenza: anzi, potendone esprimere due, purché di genere diverso, un uomo e una donna. “La tua prima scelta sia una donna!”, dice sempre un’amica.
E io penso che sì, per prima o per seconda, non perdiamo l’occasione di indicare una donna fra le preferenze. Abbiamo bisogno e vogliamo continuare ad avere tante donne che siedono sui banchi di Palazzo Marino. Sono quasi certa che un uomo da votare lo avete già individuato, ma concentratevi e scegliete anche una donna: quella che più vi ispira fiducia, quella che si impegna nei temi che vi stanno a cuore, quella che interpreta il suo ruolo nel modo a voi più congeniale.
Scegliete una donna, e votate per lei.
