La campagna elettorale milanese non ha sin qui prodotto colpi di scena. L’amministrazione uscente e la sua nuova guida puntano sulla conferma di un progetto di città che, rinnovato dall’apporto deciso di Beppe Sala, è imperniato su due cardini principali: la concretezza pianificata quartiere per quartiere e l’attrattività della città metropolitana su scala internazionale. La campagna di Stefano Parisi è invece apparentemente più liquida: non manca mai agli appuntamenti centrali della città, ma fatica più di Sala a organizzare eventi propri.
Tra i due candidati regna il fair play e mentre Parisi tematizza gli argomenti ma – forse preoccupato dal parere del suo azionista di maggioranza Salvini – non indica le priorità, Sala concretizza anche temi complessi – talvolta a scapito della spontaneità – e dimostra di avere un piano già operativo per la città. Entrambi sembrano disertare le tv locali la cui crisi sta andando a scapito del pluralismo dell’informazione, solo in parte colmato online dove la fruizione distratta o il battibecco rabbioso rendono difficile l’approfondimento. Il candidato del Movimento 5 Stelle Gianluca Corrado, da parte sua, non ha dimostrato di dare valore aggiunto all’interrotta corsa di Patrizia Bedori, anche perché la capacità attrattiva del Movimento sbiadisce laddove i partiti più consolidati appaiono credibili.
Un cambio di marcia generale si avrà forse nella campagna per il ballottaggio e se – come pare – vi andranno Sala e Parisi, sarà interessante capire anche cosa faranno gli elettori del Movimento 5 Stelle – in parte influenzati da chi sarà il competitor di Virginia Raggi a Roma – e di Basilio Rizzo.
Nelle zone, ora divenuti Municipi, i candidati presidenti non sembrano aver avuto la forza sin qui di uscire dal solco comunicativo dei rispettivi candidati sindaco, sfavoriti dal fatto che né l’opinione pubblica né i media paiono aver colto il mutato assetto istituzionale.
Tutt’altra analisi occorre fare invece circa le campagne dei singoli candidati consiglieri, in comune come nei municipi. La lotta per le preferenze, rispetto a quella del candidato sindaco o presidente, si connota sempre maggiormente sul piano della prossimità identitaria, territoriale e d’interessi. Nelle liste del centrosinistra molti sono i profili rappresentativi, soprattutto nel PD dove la conta interna sarà decisiva per gli equilibri futuri. Sui social media la competizione è evidente ma il rumore di fondo impedisce ai più di essere incisivi: pochi sono i candidati che sanno microtargettare il proprio messaggio e la maggior parte delle campagne, non solo online, finiscono per motivare i propri simpatizzanti e farli gareggiare con quelli altrui ma stentano a raggiungere nuovi elettori. La possibilità poi della doppia preferenza di genere tra uomo e donna, ha favorito abbinate plurime e incrociate che hanno aggiunto ulteriore complessità alle campagne elettorali dei singoli. Spetterà ai candidati sindaco ricompattare la propria squadra al ballottaggio.
Marco Chiappa
@freechef