Passato il primo turno delle amministrative, dopo un risultato che ha deluso le attese di molti, si tratta ora di giocare al meglio la partita del ballottaggio. In questi giorni mi è capitato di volantinare in diversi mercati milanesi e ho colto una differenza che credo sia decisiva per la città.
Tra coloro che incrociavo passeggiando per il mercato con i volantini di Beppe Sala ho individuato tre categorie di interlocutori.
Alcuni svicolavano, tentando di evitare un contatto diretto o limitandosi a trovare un modo per non avere alcun tipo di interlocuzione. Altri reagivano con la faccia scura e recriminavano sulla situazione del quartiere o personale dando la colpa a chi ha gestito la città in questi anni e al governo Renzi. Altri ancora accettavano il volantino e, di fronte al saluto che porgevo loro, si aprivano a un sorriso.
A costo di passare per un sociologo da mercato rionale (e in effetti lo sono), provo a trarre da questa piccola osservazione alcuni elementi di giudizio per il prossimo ballottaggio.
C’è una gran pezzo di città che pare aver tagliato i ponti con tutto e con tutti, immersa in un’indifferenza grigia che pare un guscio di protezione di fronte alle tante delusioni e batoste subite. Un altro pezzo di città vive una condizione di astio e rancore, invocando politiche securitarie e agitando i problemi come armi per sconfiggere veri o presunti avversari. Un terzo pezzo di città prova a reagire guardando a chi sta attorno come a un possibile alleato per superare una situazione difficile e lo fa, anche quando la logica non lo suggerirebbe, con un sorriso.
Credo che i cinque anni di Pisapia abbiano riconsegnato ai milanesi una città capace di sorridere in modo gentile, offrendo a tutti l’occasione di dare il proprio contributo per costruire una città abitabile e accogliente. Un modo per garantire alla città e a chi la abita, di crescere e aprirsi alla possibilità di costruire un futuro di vita buona.
A allora?
L’astensione credo rappresenti una sorta di corazza protettiva che non si sgretolerà certo per il ballottaggio. Parisi e (soprattutto) la sua coalizione, nonostante le indubbie qualità del candidato, propongono una città arrabbiata e potenzialmente ringhiosa. Sala, pur senza entusiasmare, ha saputo interpretare la milanesità fiduciosa e sorridente che guarda avanti e non si abbandona al rancore.
Domenica 19 giugno siamo chiamati a scegliere da che parte stare. Io non ho dubbi. E spero che tanti milanesi trovino la voglia di sorridere.
Fabio Pizzul