Profeta religioso e civile. L’espressione utilizzata dal cardinale Carlo Maria Martini in un suo corso di esercizi su Samuele nel 1990 credo sintetizzi efficacemente il modo in cui il gesuita è stato ricordato nel IV anniversario della sua morte.
La celebrazione eucaristica in Duomo, presieduta dal cardinal Scola, è stata quest’anno accompagnata dalla presentazione di un documentario che la Rai ha dedicato a Martini e dalla pubblicazione del secondo volume dell’Opera Omnia, in cui sono raccolte le sue lectio sui Vangeli.
Emerge la grande attualità del pensiero e del magistero di padre Carlo Maria.
Lo ha sottolineato l’attuale Arcivescovo, citando nell’omelia del 31 agosto, passi della lettera pastorale “Farsi Prossimo” che paiono scritti appositamente per accompagnare l’Anno santo della Misericordia.
Lo hanno ricordato i testimoni intervistati da Beppe Sangiorgi e Antonia Pillosio, autori del documentario di Rai Storia: Martini è stato un precursore nel denunciare i mali della Milano a cavallo del millennio, ma ha anche saputo indicare strade per non cedere al lamento e alla rassegnazione.
Lo testimoniano la pagine dedicate dall’ex arcivescovo ai Vangeli, autentiche perle di spiritualità e radicalità cristiana che tanto hanno ancora da dirci ad anni di distanza.
Il segreto dell’attualità di Martini è forse custodito dalla stessa forza che lo ha guidato nel corso del suo ministero. Lo ha evocato padre Bartolomeo Sorge sottolineando come padre Carlo Maria non abbia mai voluto progettare a tavolino la sua attività e il suo ministero pastorale milanese: si è lasciato provocare e guidare dallo Spirito. Quello stesso Spirito che ha soffiato abbondante sulla Chiesa del Concilio e che sta spingendo papa Francesco, nella cui azione riecheggiano i sogni sulla Chiesa che il cardinal Martini ebbe il coraggio, o per alcuni la sfrontatezza, di evocare nel sinodo per l’Europa del 1999. Sogni che nelle parole e nei gesti di papa Francesco paiono diventare molto concreti.
Chi ha vissuto con stupore e coinvolgimento gli anni di Martini a Milano corre forse il rischio di lasciarsi andare ai ricordi. Credo serva piuttosto raccogliere e trasmettere un’eredità impegnativa e carica di futuro. È compito di tutti coloro che hanno conosciuto e apprezzato il biblista che per tre settimane di anni è stato pastore in questa grande città.
Fabio Pizzul