Internet ha aperto un mondo di possibilità, sia positive che negative. Se usato male internet può anche creare danni e conseguenze irreparabili.
Prima di parlare di <cyberbullismo> iniziamo dal bullismo, che è sempre esistito purtroppo. Minacce, insulti, aggressioni verbali e a volte fisiche indirizzate dal più grande contro il più piccolo, o da un ragazzo verso una ragazza o da un gruppo di individui nei confronti di un singolo. Le leggi dell’adolescenza sono crude e, come spesso succede, le vittime sono le persone più fragili.
Il bullismo ora si è spostato dalla strada, dai corridoi delle aule, dalla vita reale al web. Attraverso i social viene moltiplicato e i suoi effetti possono essere devastanti. Se prima era un solo gruppetto che poteva prendere di mira una vittima, ora inizia in un gruppetto per estendersi a migliaia di persone sulla rete. I ‘like’ purtroppo si sprecano di fronte ad atteggiamenti di prepotenza e violenza.
Ho avuto l’occasione recentemente di discutere di questo tema con Paolo Picchio, padre di Carolina, una ragazza di 14 anni vittima di cyber bullismo che si è tolta la vita a Novara nel 2013. Paolo sta portando avanti con le istituzioni – in Regione Lombardia un tavolo tecnico, a livello nazionale diversi disegni di legge, fra cui uno della senatrice Elena Ferrara – la nascita del Centro nazionale sul cyber bullismo che la Casa pediatrica e multidisciplinare dedicata al disagio adolescenziale del Fatebenefratelli di Milano (tel.02. 63632903) vuole dedicare alla memoria di Carolina.
Quello che emerge dal dibattito è che bisogna lavorare congiuntamente tra scuola, famiglia, istituzioni, associazioni di genitori per una ‘cultura più consapevole dell’utilizzo di internet’.
Gli adolescenti sono l’espressione della società dove vivono, non sono dei marziani, non sono più cattivi di altri. Vivono e crescono in una società dove spesso regna l’ignoranza e quindi sono diffusi i pregiudizi, l’odio, le discriminazioni, la prepotenza e l’arroganza. Il rispetto della dignità della persona, la solidarietà, la comprensione e l’ascolto non sono tra i valori contemplati. Il fenomeno del cyber bullismo è quindi uno degli aspetti della crisi dei modelli educativi della società contemporanea, è un fenomeno complesso da raccontare. Le vittime che compaiono sui giornali sono solo una parte dell’emerso ma sono tante le vittime che non parlano e soffrono in silenzio.
Per offrire delle risposte concrete e solide a questo fenomeno complesso la base di partenza è un rapporto di stretto dialogo tra scuola e famiglia, con specifici progetti di educazione digitale da sviluppare a scuola su bisogni specifici degli istituti e delle scuole ( già stanno nascendo e sono nati in molte scuole del milanese e della città metropolitana); dialogo con l’obiettivo dell’educazione al rispetto e alla diversità , quindi lotta contro gli stereotipi legati a razza, genere, etnia e religione.
A livello di rete già di parla di <digital citizenship>, una sorta di educazione civica digitale. Al riguardo ho trovato assolutamente appropriata al tema l’immagine legata della campagna europea di educazione digitale ‘Think before you post’, cioè pensa prima di pubblicare: Quello che stai pubblicando è vero? È utile? È di ispirazione? È necessario? È gentile?
Queste domande credo siano utili a tutti per riuscire a utilizzare i social in maniera più corretta e responsabile.
Alice Arienta