Nei mesi scorsi è stata approvata la legge riguardante la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi.
E’ questa una legge innovativa che consente di semplificare la cessione gratuita degli alimenti e che intende intervenire in modo deciso contro lo spreco alimentare. Favorisce recupero e donazione delle eccedenze alimentari e farmaceutiche, in via prioritaria ai fini dell’utilizzo umano.
La sua entrata in vigore contribuisce alla limitazione degli impatti negativi sull’ambiente e sulle risorse naturali: si riduce infatti, la produzione di merce deperita e si promuove l’utilizzo e il riuso dei materiali con l’obiettivo di estendere il ciclo di vita dei diversi prodotti.
In questi anni di economia sfrenata troppo spesso abbiamo assistito ad uno spreco alimentare rilevante, cibi in eccedenza scartati anche se non scaduti. Tutto ciò mentre una fetta di popolazione aveva ed ha difficoltà alimentari o non riusciva/riesce ad accedere alle quantità alimentari minime. Questo non soltanto nei Paesi del terzo mondo, ma anche nelle nostre città dove la richiesta di accoglienza e assistenza è sempre più pressante.
Sino ad ora la cessione gratuita da parte dei soggetti donatari non è stata facile e parte consistente di questi alimenti finiva distrutto (per motivi amministrativi e fiscali) anziché soddisfare i bisogni. Questa legge semplifica tutto ciò e rende più immediata la possibilità di utilizzo delle eccedenze alimentari a scopi benefici e sociali.
Un’ulteriore riflessione. Certamente la crisi economica ha cambiato lo stile di vita di molte famiglie con minor spreco, più attenzione nell’acquisto dei prodotti, ma anche le continue campagne di sensibilizzazione sugli stili di vita stanno iniziando ad avere effetto: cresce una maggiore economia circolare (una variante è la charing economy che favorisce il ceto medio) e diminuisce l’acquisto indiscriminato e superfluo.
Ci troviamo, allora, di fronte ad una scelta: continuare a perseverare in una economia basata solo sul consumo e sulla sovrapproduzione o immaginare una politica economica basata sulla sobrietà e sul ‘non spreco’?
Questa questione ci interpella e ci chiama in causa e può aiutare ad investire seriamente sulle famiglie e sulla natalità del nostro Paese. Infatti in Italia e nel mondo occidentale (dove risiede l’80% della ricchezza mondiale) abbiamo assistito, negli ultimi 30 anni, ad una continua denatalità a cui non è estranea la prospettiva consumistica. E’ giunto il momento di ampliare la platea delle persone che possono accedere ai beni essenziali, ai servizi e alla formazione.
Paolo Cova