I fattori che hanno originato la crisi sono tanti: il ricambio generazionale vede scomparire, nel corpo elettorale, la componente di coloro che hanno dato vita alla Repubblica e partecipato alla ricostruzione; anche la fine dei partiti identitari ha contribuito, indirettamente, al calo di partecipazione. Occorre inoltre considerare come la disillusione di tanti, giovani e non solo, sia legata ad una certa inconcludenza della fase di transizione, ai progetti di rinnovamento non portati a termine, alle promesse di riforme mai concluse. Quando questi fattori hanno incrociato la crisi economica, che ha impoverito e messo in difficoltà fasce sempre più larghe di popolazione, la spinta verso l’antipolitica, verso una sfiducia complessiva per la politica e per i politici, ha conquistato molti. E l’onda non pare arrestarsi.
Il fenomeno d’altronde nasce a monte della politica. Nel nostro panorama politico, ormai da oltre due decenni, in parallelo con la crisi e le trasformazioni della democrazia rappresentativa, si assiste infatti ad un accentuato fenomeno di mediatizzazione della cultura e quindi della società e non solo della politica, e all’affermarsi di leadership politiche che si avvalgono di un legame fiduciario con l’elettorato, conquistato per via mediatica. Uno schema che non dovrebbe soddisfare i credenti.
Il tema cattolici e politica non può che essere visto, da chi ha chiara la visione della laicità, come parte di questo scenario complessivo dove i credenti sono chiamati, come in ogni tempo, a fare la loro parte, accanto e insieme ad altri cittadini. Quale può essere, nel contesto richiamato, il modo migliore per operare, sapendo che ci troviamo in ‘contenitori plurali’? Ossia in formazioni partitiche sempre più secolarizzate, neutre o talvolta ostili ad un qualsivoglia riferimento valoriale, ideale che esuli dalla sola esperienza dei singoli, da obiettivi pragmatici? Quali strumenti, quali luoghi di confronto e di elaborazione potrebbero essere promossi per rendere la nostra presenza efficace o almeno capace di animare la realtà sociale?
In una situazione come quella richiamata cosa può fare quello che rimane del mondo cattolico? Quello che rimane perché – ha detto Brunelli nel suo intervento a Viboldone – anche questo è uno dei nodi che non è stato risolto dalla Chiesa italiana, ma anche dal laicato: all’indomani della scomparsa della DC che teneva dal lato della garanzia pubblica, la triangolazione tra chiesa, mondo cattolico e partito politico. Scomparso il partito politico si è disarticolato questo tipo di triangolazione. La Chiesa italiana – ha detto ancora Brunelli – era impreparata a questo scenario e, giocò la carta del ‘progetto culturale’ che, al di là delle intenzioni, ha avuto effetti di centralizzazione, e di riduzione dello spazio laicale, messo in crisi in quanto il partito garantiva al laicato uno spazio di rappresentanza, una visibilità. Che fare?
La stagione che viviamo ci interroga, lo fa con le grandi trasformazioni culturali e sociali in atto, lo fa con il pontificato di Francesco che apre nuove strade e fa circolare nella Chiesa e nel mondo quel vento che il Vaticano II aveva fatto incontrare all’umanità del secolo scorso, accendendo tante speranze.
Ora tocca a noi, potremmo dire, affrontare con quell’audacia creativa, la nuova fase di presenza politica dei cattolici: leggendo la situazione, elaborando proposte, mettendo insieme iniziative e sforzi, per un nuovo servizio al bene comune.
Ernesto Preziosi