“Sembra poco, ma è tutto”. Con questa espressione, trent’anni fa, l’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini, definiva l’atteggiamento di coloro che, perché cristiani, decidono di vivere per gli altri. Erano parole contenute nell’omelia conclusiva del convegno diocesano “Farsi prossimo” che segnò un deciso cambiamento del modo in cui la comunità ecclesiale ambrosiana leggeva il suo rapporto con la società e la politica. Presso il Centro congressi di Assago, dal 21 al 23 novembre 1986, 40 commissioni lavorarono sui temi come la pace, la giustizia, il lavoro, l’impegno politico dei cattolici e l’ambiente, a partire da quelli che lo stesso Martini definì segni decisivi della carità, dell’amore gratuito, fedele, dimentico si sé, tenero e paziente. In un tempo in cui molti pensavano che la carità dovesse limitarsi all’elemosina, il convegno, seguito all’omonima lettera pastorale, cominciò a diffondere l’idea che farsi prossimo fosse anzitutto uno stile di vita, un approccio attraverso il quale interpretare la realtà sociale e di rileggere il rapporto con la politica, i diritti, la giustizia. Un cambiamento di prospettiva decisivo, che portò anche alla nascita di numerose iniziative sociali tutt’ora esistenti, come quelle aggregate nel consorzio legato a Caritas Ambrosiana che, non a caso, è stato battezzato “Farsi prossimo”.
A trent’anni di distanza, le riflessioni sulla necessità di mettere i poveri al centro della vita della comunità cristiana mantengono intatta la loro attualità e suonano come una provocazione per una società che pare sempre più impaurita e si sente sempre meno chiamata a farsi carico delle fragilità dei più poveri. Paura, insicurezza e populismi rischiano di soffocarci e di trasformare l’attenzione agli altri in una sorta di lusso: la priorità, miope, pare quella di difenderci dalle inside di una globalizzazione che distrugge le nostre certezze.
Il richiamo a Farsi Prossimo e alle profonde e profetiche intuizioni del cardinal Martini torna allora di estrema attualità, come dimostrato anche da “Io ci sono” l’iniziativa promossa a metà febbraio dalla Fondazione Carlo Maria Martini con l’idea di raccogliere e condividere documenti, ricordi e pensiero del cardinale. Ne abbiamo bisogno.
Fabio Pizzul