La primavera è da tempo iniziata e l’estate sta bussando alla porta, tuttavia l’area gelida nata dall’esito del referendum, ancora soffia sul cammino delle riforme fiore all’occhiello del governo Renzi.
Colpite dalla gelata, in particolare, la legge elettorale e la riforma costituzionale: chi predicava nuove e più adeguate soluzioni, realizzabili una volta che avesse vinto il ‘no’, in realtà non diceva il vero.
Così un Paese che si lamentava per l’eccessivo proliferare di partiti, ora si trova ostaggio di alcuni politici che vedono nel sistema proporzionale la propria occasione di rappresentanza.
In questi mesi si è tanto parlato di “democrazia decidente”, per cui si cerca, cioè, di costituire leggi elettorali in grado di consentire di governare e di attuare il proprio programma assumendosi la responsabilità delle scelte e di “democrazia di rappresentanza”, dove ogni singola opinione presente nel Paese è rappresentata a pieno titolo, pur non essendo da sola in grado di fare alcunchè. Vogliamo una democrazia del particolare dove ognuno si sente rappresentato dal proprio piccolo partito o desideriamo che il Paese possa essere governato e orientato verso la risoluzione dei problemi?
Nelle ultime dichiarazione di voto alla Camera sono intervenuti circa 18 gruppi parlamentari (considerando che il PD ha circa 300 deputati e gli altri 17 ne hanno 330 mi sembra un numero enorme. In questo contesto è facile sentirsi dire: “Mettetevi d’accordo”, ma quando la spinta a dividersi viene dal Paese proprio non si può immaginare che la politica pensi ad aggregarsi.
Per questo temo che una legge elettorale proporzionale assecondi questo modo di vedere le cose e, in ultima analisi, contribuisca a bloccare quel cammino di attuazione delle riforme che tanti auspicano da tempo.
Le primarie della prossima settimana costituiranno un passaggio importante per la linea politica successiva del PD. Linea a cui dovranno positivamente contribuire tutti i candidati in lizza: Orlando, Emiliano, Renzi. Il risultato francese spinge a sperare in una Europa rinnovabile.
Renzi può essere criticato per alcuni errori ma credo che la sua dinamicità potrà risultare ancora utile per uscire dalla palude.
Paolo Cova