…affermazione quantomeno paradossale quella citata nel titolo. Perché mai i bambini, i ragazzi non dovrebbero giocare? Qui non si parla di gioco-gioco, ma di “gioco con vincita in denaro”. Allora se vinco coupon anziché denaro, posso? Se nessuno mi chiede i documenti? Se uso il mio pc? Se uso lo smartphone?
Il gioco d’azzardo (gambling) è praticato e descritto da migliaia di anni, ma è diventato oggi in Italia una delle prime aziende per fatturato. Solo per il gioco legale si calcolano circa 90 miliardi di euro l’anno. Le possibilità di gioco si sono rapidamente moltiplicate, dai luoghi fisici al virtuale. Così il gioco d’azzardo è senza confini: le sale gioco, i bar, i casinò hanno perimetri fisici e distanze minime, le piattaforme on-line permettono di giocare anche al di là dei confini dello stato italiano o della comunità europea. Se le slot si possono spegnere fisicamente per alcune ore, gli smartphone e i tablet non si spengono per ordinanza. Tutto ciò rende complesso impedire ai minori la pratica del gambling.
Il gioco d’azzardo è basato solo sul caso, non richiede nessuna abilità, competenza, destrezza, ma la sequenza di gioco, l’ambiente intorno sono costruiti per far credere il contrario. Si entra in una bolla, illudendosi di risolvere così i problemi economici o di potersi permettere un lusso, non accorgendosi che al gioco si perde: sempre!
L’estensione esponenziale del numero e delle possibilità di gioco, ampliando la platea dei giocatori d’azzardo facilita l’incremento del numero di giocatori problematici e patologici. Quanti sono? In Italia ad oggi non abbiamo dati, abbiamo solo alcune stime che parlano di decine/centinaia di migliaia di persone.
Il gambling diventa quindi non solo un costo per l’individuo e per i suoi cari in termini di denaro, tempo investito, lavoro perduto, relazioni compromesse, ma anche una spinta all’indebitamento e a far ricorso a prestiti e usura. Per la collettività un costo in termini di mancata produttività, costi sociali e sanitari da affrontare.
Il gambling d’altra parte è anche un’entrata certa per lo Stato, anche se negli ultimi anni ha rinunciato a una parte di pressione fiscale come incentivo per i gestori. La Legge di stabilità 2016 ha introdotto in questo senso un correttivo su alcune aliquote, tanto che il governo si aspetta di incassare dalla maggiore tassazione sui giochi 50 milioni di euro da destinare al servizio sanitario nazionale per il contrasto alla patologia da gioco d’azzardo (“ludopatia”).
Nella Legge di stabilità 2016 è contenuto anche il divieto di pubblicità dei giochi con vincita in denaro nelle trasmissioni radiofoniche e televisive generalista dalle 7 alle 22 di ogni giorno.
Occorrerebbe una legge quadro su questa materia, ma le difficoltà ad affrontare il tema sono legate ai molti e contrastanti interessi che riguardano comparti diversi, quelli dell’economia, delle attività produttive, del welfare, della salute, del contrasto alla criminalità e della sicurezza.
La Lombardia nel 2013 si è data una delle poche leggi regionali su questa materia. L’intento della Regione come quello di molti Sindaci è di tutelare la salute dei propri cittadini e tenere i minori lontani dal gioco… d’azzardo. E finalmente anche le sentenze della magistratura confermano queste scelte.
Laura Rancilio