Per l’Unione Europea riaffermare il valore dell´accoglienza è una sfida che vede l’Italia in prima linea. Salvare vite, ricollocazione, Hotspots, rinegoziazione del trattato di Dublino, solidarietà…qualche anno fa molte parole erano vocaboli sconosciuti, alcuni non ancora coniati, altri forse dimenticati. Cosa è cambiato? Lentamente, purtroppo, l’UE ha preso atto che i propri confini esterni sono europei, non di questo o quello stato membro. Ha convenuto che il Mare Mediterraneo non deve essere un cimitero, ma una rotta percorsa da chi, nel nostro continente, riconosce i valori dell’accoglienza, nell’Europa vede una speranza: valori di cui tutti noi Europei dovremmo essere orgogliosi.
L´Europa ha imparato anche che se alcune rotte si chiudono, se ne aprono inevitabilmente altre, come quella balcanica oggi più battuta. L’Europa sta rendendosi conto che le migrazioni si muovono come l’acqua, ma non come quella di un rubinetto che si può far scorrere o arrestare: esse trovano una via e questa via prende il nome di canale d’ingresso legale o illegale sulla base delle leggi che la definiscono tale. L’Europa si sta, dunque, adoperando per non dimenticare i valori di umanità di cui si fa portatrice e, come ha giustamente ricordato Papa Francesco, deve ora trovare il giusto equilibrio fra il dovere di tutelare i propri cittadini e quello di garantire l´accoglienza dei migranti. Ma ragionare in termini europei non è un traguardo scontato.
L’Italia ha giocato un ruolo decisivo in questo cambiamento di prospettive riuscendo a portare la questione al centro del dibattito europeo. Con l’Operazione Mare Nostrum, per un anno, uomini e donne della Marina e dell´Aeronautica Militare italiana salvarono uomini, donne e bambini dai pericoli di un viaggio “illegale” che tuttavia, per molti, rappresentava l’unica via possibile verso un futuro migliore. Il segno tracciato da questa impegnativa, quanto doverosa, operazione di salvataggio è fra le eredità più importanti che il nostro Paese ha trasmesso a livello europeo: salvare vite umane, perché la vita è preziosa e nessun soccorritore ti chiede il passaporto prima di tenderti la mano.
Ci siamo mossi con prontezza e straordinario spirito di solidarietà anche per far capire che serve una risposta comune. Se un tempo discutere della possibilità di inoltrare la propria domanda di asilo in un paese diverso da quello di primo approdo non era che un’eccezione, oggi il sistema Dublino è de facto sospeso; se un tempo la retorica europea sui “paesi di frontiera” quali Italia e Grecia faceva eco alle parole di Ponzio Pilato, oggi si sta sperimentando, seppur faticosamente, un meccanismo di ricollocazione dei richiedenti asilo. Se il percorso per una vera politica migratoria europea resta lungo e difficoltoso, all’Italia si riconosce l’impegno affinché ad una sfida europea si dia una risposta europea capace di coinvolgere la comunità internazionale per intervenire sulle cause di fondo delle migrazioni, riportando condizioni di pace nei Paesi oggi devastati dalla guerra.
Luigi Morgano – parlamentare europeo