Mancavano due settimane a Natale e Sara, in un angolo della casa stava costruendo il presepe. Dallo scatolone prese le statuine: pecore, pastori, re magi, la natività e la luccicante stella cometa. Con l’angelo dell’annunciazione sbucò un biglietto ingiallito. «Non ascoltate chi vuole dimostravi che le barriere sono necessarie e che senza una guerra non si rimette a posto nulla. Guardate il Presepio e il Calvario e troverete la risposta all’incosciente menzogna. E con la risposta, una grande speranza, perché è dal Presepio e dal Calvario che incomincia la Redenzione. Natale 1931, firmato don Primo Mazzolari». Sara rimase colpita da quella frase. Pensò subito ai tanti, e troppi, bambini che per causa di una guerra soffrivano e morivano, sotto le bombe e le macerie ad Aleppo e non solo. Prese carta e penna e arricchì il presepe con questa storia.
«Questa notte – disse Lorenzo amico di Sara – il mago Sabbiolino mi ha fatto sognare una storia di aquiloni in un paese dove erano proibiti. Volavano in tutto il Paese colorandolo di pace». «Chi è il mago Sabbiolino?» disse Sara «E’ lo stregone pacifico – rispose Lorenzo – del sonno nella tribù dei bambini. Ogni sera arriva silenziosamente nella stanza dei bambini. Nelle ciglia mette una sabbia invisibile e gli occhi si chiudono. Così i bambini dormono e sognano»
«Raccontami il sogno» disse Sara.
«Devi sapere – riprese Lorenzo – che nel paese di Anistan gli aquiloni erano proibiti. I loro colori dipingevano la libertà. Da anni nel paese infuriava la guerra! Troppi morti innocenti. I bambini non andavano più a scuola, non giocavano più, nel cielo non più gli aquiloni ma aerei da guerra. I bambini dovevano evitare le mine nascoste nei campi, comprese quelle camuffate da attraenti bambole. Sul loro volto era sparito il sorriso e la tristezza abitava nei loro cuori. Il generale Pazzoschy decise di fabbricare nuove mine, ma nel paese non c’era più metallo per costruirle. Rubò candelabri di rame nelle sinagoghe, campane nelle chiese e porte di metallo nelle moschee. In pochi giorni Pazzoschy collocò le mine in tutto l’Anistan. Nella notte di Natale avvenne l’incredibile!
Ogni volta che una mina veniva toccata c’era una finta esplosione. La spoletta liberava nel cielo un aquilone. Uno, due, tre, quattro, cinquanta, cento, così esplose una catena di aquiloni nell’intero paese. Nel cielo di Anistan volavano milioni e milioni di aquiloni. Non era esploso un fungo atomico ma di pace. Tutti vedevano gli aquiloni, anche gli astronauti nello spazio. Soprattutto li vedevano i bambini che incominciarono a correre felici nelle piazze, nelle strade, nei campi gridando «è esplosa la pace, la pace, la pace». Ogni volta che una bambina toccava la bambola truccata, non c’era più il botto criminale, ma una voce misteriosa diceva: «Rataplan, rataplan, rataplan» La bambola mina resuscitava la bambina che un tempo era stata uccisa dall’orribile inganno.
Tutti i bambini della terra devono vivere l’infanzia. Lo dicevano anche le tre diverse religioni nate nel medesimo deserto.
Il generale Pazzoscky, come dice il nome, impazzì. Credeva di vincere la guerra, ma venne sconfitto pacificamente dalla pace. Tutto il paese di Anistan era ricoperto di aquiloni, insieme ai bambini cantavano e coloravano le prime luci di pace mentre la stella cometa annunciava la nascita del principe della pace a tutto il mondo.
Silvio Mengotto