Giunto alla Nona edizione, il percorso “Cittadini Attivi” promosso dall’Azione Cattolica del decanato Zara ha scelto come tema: “I confini. Una realtà e una possibilità”. Un percorso itinerante in tre parrocchie del decanato, a cavallo tra i Municipi 2 e 9 di Milano, che ha permesso a organizzatori, relatori e pubblico di spostarsi – seppur per tratti brevi – all’interno della nostra città.
Le riflessioni proposte nei tre incontri ci hanno posto di fronte alle “calcificazioni” che, ancora oggi, caratterizzano i nostri pensieri e sentimenti e che, di conseguenza, li condizionano.
L’ossessione per la demarcazione che tende a dividere con recinti, fili spinati e muri gli stati e le nazioni con contrapposizioni e conflitti rischia di prendere il sopravvento (anche nei nostri sentimenti), alimentata da un senso di minaccia e di paura. Pensando ai confini, le prime immagini che tornano alla nostra mente sono quelle di uomini, donne e bambini che approdano, dopo viaggi strazianti e interminabili, sulle nostre coste, oppure quelle di migranti in attesa di passare il confine ungherese a Nord della Serbia, bloccati al gelo nella città di Belgrado. Queste situazioni drammatiche possono indignarci o spingerci alla chiusura, come spesso avviene quotidianamente di fronte alla diversità e alla disabilità. Ciò si ripresenta anche nel piccolo, nei nostri condomini, nelle relazioni di tutti i giorni.
È compito nostro provare a dialogare per comprenderci e per incontrarci, trovare spazi dove il conflitto diventi pacificazione, costruire luoghi in cui si possa coltivare una nuova cultura della socialità. Qualcuno a Milano ci ha già provato, ad esempio, attraverso l’esperienza delle “Social Street”, strade sociali in cui vicini di casa si conoscono, si frequentano, si scambiano favori senza chiedere nulla in cambio. Sono quindi queste le tipologie di strade, in senso stretto e in senso lato, che possono aiutarci ad attraversare i confini e ad abbattere le barriere: sono i corridoi umanitari, sono le “strade dal volto umano” frequentate da chi ha deciso di porre il dialogo davanti a tutto.
Anche l’incontro con atleti paraolimpici ci ha permesso di superare qualche confine apprezzando la volontà, l’impegno e i risultati di chi penseremmo bloccato dal limite fisico. Una grande testimonianza.
L’ultimo incontro sul tema del confine tra vita e morte, declinato verso la sfera più intima dell’umano, ci ha posto di fronte a una questione che interpella la nostra responsabilità e il nostro essere cittadini. Ci siamo interrogati non tanto su quale sia la legge migliore per regolare questioni relative al testamento biologico o alla “zona grigia” di sofferenza in cui si trovano diverse persone, quanto più su quale sia la strada che la società civile e la politica possano percorrere insieme per trovare una sintesi.
Anche quest’anno abbiamo riscoperto il valore della partecipazione coinvolgendo le comunità del territorio, attraverso incontri aperti a tutta la cittadinanza, offrendo un’occasione di confronto per riconoscere i confini, comprendere come “guardarli” e assumerli nella nostra esistenza.
Giovanni Castiglioni