C’è chi rischia col <no-slot> e subisce pressioni e chi per incentivare il gioco d’azzardo spende in pubblicità. Chi paga per fare pubblicità guadagnerà su chi gioca, chi gestisce pubblicità foraggia il proprio giornale-radio-TV- sito, la persona che gioca paga rischiando la dipendenza.
Il fatto che gli ‘investimenti’ per sostenere il gioco d’azzardo fra il 2015 e il 2016 siano balzati del 40%, passando da 51 a 71 milioni di euro, indica che il settore si è sviluppato e intende continuare a crescere con un ritmo che sbaraglia gli altri ambiti economici (+23%, rispetto al +1,7% degli altri investimenti pubblicitari). Una forte pressione quindi sulla popolazione che in Italia già spende ben 96 miliardi l’anno in giochi d’azzardo (slot, scommesse, lotto, gratta e vinci).
Pubblicità ampia per le scommesse sportive (34 milioni di euro: +79%), giochi numerici come Lotto, 10 e Lotto, Superenalotto, Win for life (18 milioni di euro: +65%); crescono del 42% le pubblicità sulle lotterie istantanee tipo Gratta e vinci. In calo i giochi online come casinò e bingo (12 milioni: -3%) o poker online (3 milioni: -7%). Nessuna pubblicità invece per le slot e vtl, perché da sole raccolgono già il 50% del gioco d’azzardo e non hanno quindi bisogno di incentivi, oltre ad essere individuate come prime responsabili del gioco patologico e quindi socialmente più contestate.
Mentre vi sono vincoli sulla pubblicità delle sigarette, perché uccidono, non esistono limiti sui giochi d’azzardo. Anzi, campioni dello sport si prestano a queste pubblicità con grande influenza sui giovani, e quindi con rilevante responsabilità nel mettere a disposizione la propria immagine.
L’anziano che compra ogni mattina il gratta e vinci nella tabaccheria sotto casa normalmente si illude, ma spesso rischia la salute; oltre l’anziano, il fragile e il depresso possono diventare a rischio dipendenza. Dipendenza come la si può avere per il fumo, solo che sul pacchetto di sigarette c’è scritto che ti fa male fino a morirne, mentre con l’azzardo hai l’illusione di poter vincere. Dico l’illusione perché la sfida è algebricamente impari, dato che il sistema è sempre a vantaggio di chi ti fa giocare. E i Servizi sociali e la Caritas scoprono che per il gioco ci si indebita e si rischia l’usura.
Certo, come sulle sigarette, sul gioco d’azzardo lo Stato ci guadagna. Ma ormai è molto più quello che deve mettere a bilancio per le ludopatie. Non credo che il gioco legittimo vada eliminato lasciando tutto lo spazio a quello illegittimo, credo però che dei limiti vadano posti lasciando maggior discrezionalità ai Comuni su localizzazione e orari.
Paolo Danuvola